LA STORIA SI RIPETE SEMPRE “SCONTRI TRA TIFOSI 2.000 ANNI FA”

Nel 59 d.C. si concluse con un terribile massacro una zuffa scoppiata per futili motivi fra i coloni Nucerini e Pompeiani che assistevano allo spettacolo di gladiatori organizzato da Livenio Regolo.
Cominciò tutto per quell’intemperanza che è tipica dei provinciali: essi si scambiarono dapprima insulti grossolani, poi passarono ai sassi, quindi ai pugnali, con netta prevalenza della plebe di Pompei, ove si svolgeva lo spettacolo.
Molti Nucerini furono riportati in patria col corpo mutilato dalle ferite; molti lamentavano la morte dei figli o dei genitori.
L’indagine giudiziaria venne affidata dal principe al senato, dal senato ai consoli.
Questi la deferirono nuovamente ai senatori, i quali vietarono ai Pompeiani consimili riunioni per la durata di dieci anni e sciolsero tutte le associazioni illegalmente costituite.
Livineio e gli altri responsabili dei disordini furono puniti con l’esilio.
Sembra però che la squalifica in seguito venne notevolmente ridotta.
Del resto Giovenale, con il suo abituale sarcasmo, inquadrava alla perfezione la passività del popolo, autoesclusosi dalla vita politica dopo averla deliberatamente consegnata nelle salde mani dell’imperatore e della sua corte di alti burocrati: «Già da un pezzo, da quando non usiamo più vendere i voti, il popolo non si preoccupa più di nulla; una volta distribuiva comandi, fasci e legioni, tutto.
Ora se ne infischia e due cose soltanto desidera ansiosamente: pane e giochi».
Con questa arguta politica di «distrazione di massa» il desiderio di ribellione della plebe svanì, e con lo stomaco pieno e la mente assuefatta ai giochi chi avrebbe desiderato una rivoluzione? Cui prodest sovvertire lo status quo?
Tratto dal libro: “Passioni e divertimenti nella Roma Antica”.
Fonte storica: Tacito, Annali Libro XIV – XVII
Immagine: Affresco presso il Museo Archeologico di Napoli
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