Il Condominio dimenticato & l’abitare sostenibile

Il Condominio dimenticato: perché serve una vera riforma per l’abitare sostenibile

di Vincenzo Vecchio, presidente APPC

Dalla direttiva “Case Green” al Piano Casa europeo: la proposta di APPC per rilanciare il ruolo del condominio nella rigenerazione urbana e nella transizione ecologica.

Introduzione

Negli ultimi anni si è parlato molto di “case green”, rigenerazione urbana e diritto alla casa, ma si è fatto ben poco per il vero protagonista della vita abitativa italiana: il condominio. Un soggetto giuridico che ospita oltre 40 milioni di italiani, ma che continua a essere ignorato dalle politiche nazionali e comunitarie. Oggi, la frammentazione normativa, la fine degli incentivi straordinari e l’urgenza di azioni concrete rendono evidente la necessità di un cambio di paradigma.

I nodi critici: frammentazione e mancanza di visione

Le attuali proposte legislative – dalla direttiva europea “Case Green” ai disegni di legge Gasparri e Mazzetti – rappresentano segnali importanti, ma manca ancora un Piano Casa organico in grado di coinvolgere davvero i condomìni. L’Italia si ritrova con norme disallineate, incentivi occasionali, e un approccio emergenziale che ignora la struttura abitativa prevalente del Paese.

Il condominio come leva per la rigenerazione

La proposta avanzata da APPC – Associazione Piccoli Proprietari Case, guidata da Vincenzo Vecchio, parte da una constatazione chiara: senza i condomìni non si rigenera nulla. Serve:

  • semplificare le norme sulle delibere (art. 1136 c.c.);

  • riconoscere ai condomìni personalità giuridica per accedere direttamente ai fondi;

  • attivare comunità energetiche condominiali con linee guida dedicate;

  • puntare sulla formazione dell’amministratore come figura centrale della transizione urbana.

La casa come bene primario, il condominio come soggetto attivo

Il documento dell’APPC sottolinea l’urgenza di:

  • una strategia coordinata tra Stato, Regioni e UE;

  • un Fondo per l’Abitare Sostenibile, che eviti il peso insostenibile dei costi sui soli cittadini;

  • un nuovo modello che valorizzi il patrimonio esistente, piuttosto che puntare sempre sul nuovo.

Conclusione

Serve una riforma urbanistica che guardi alla casa come bene primario e al condominio come attore chiave della transizione ecologica e sociale. L’APPC, attraverso le proposte di Vincenzo Vecchio, invita a superare la frammentazione normativa e ad agire con pragmatismo e visione: non si tratta solo di riqualificare edifici, ma di ridare dignità all’abitare.

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