Crisi abitativa e piano casa nazionale ed europeo, note di riflessione
Il presidente di Appc (Associazioni Piccoli Proprietari Case) consegna al parlamentare europeo Flavio Tosi una nota sulle problematiche abitative.
La drammaticità della carenza di case che ha dato luogo al disagio abitativo generale che è fonte di tensioni sociali e portato alla istituzione della Commissione speciale sulla crisi degli alloggi nell’Unione europea si inserisce in un coacervo di norme, proposte di legge e livelli istituzionali di intervento e di scelte operative che rischia di creare un ingorgo normativo senza precedenti.
Cominciamo ad analizzare gli obbiettivi a cui si riferiscono i vari interventi normativi:
- Efficienza energetica degli edifici nelle due finalità, risparmio e riduzione di CO2. Obbiettivi non necessariamente compatibili, riduzione non vuol dire sempre risparmio, quanto meno nel breve periodo. Attenzione al green washing se non si valuta l’insieme dell’intervento (smaltimento dell’esistente, creazione del nuovo prodotto, metodologie di produzione nell’intera filiera)
- Aumento della disponibilità degli edifici privilegiando la locazione con interventi pubblici e privati
- Sicurezza sismica, superamento delle barriere architettoniche, sicurezza idrogeologica
- Recupero, rigenerazione urbana, pianificazione territoriale, mobilità
Il livello delle proposte di intervento legislativo che si occupano di quanto sopra sono per i vari livelli di intervento:
- Per quello nazionale si è parlato di un Piano Casa, di fatto nulla è sato L’ultimo piano casa è il Piano Fanfani di 70 anni fa. Esiste una seria proposta di legge sulla Rigenerazione Urbana presentata dal Maurizio Gasparri all’esame del senato mentre in esame alla camera c’è la proposta di legge delega di Riforma Urbanistica onorevole Erica Mazzetti
- Per quello europeo si intrecciano la direttiva Case green (Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) e le proposte che verranno fornite dalla Commissione speciale sul disagio abitativo
C’è poi da valutare il livello delle priorità nell’intervento, per noi italiani la sicurezza degli edifici (idrogeologica e sismica) è fondamentale. Abbiamo un patrimonio immobiliare costruito prevalentemente nei primi 30 anni del secondo dopoguerra che presenta rischi enormi. Abbiamo bruciato, tra bonus facciate e super bonus oltre 200 miliardi determinando un enorme aumento dei prezzi in campo edilizio per ore spesso fatte male e con interventi limitati a meno del 3% del patrimonio abitativo con agevolazioni di natura regressiva.
Queste problematiche impongono una regia di coordinamento che indichi priorità, tempi di intervento, risorse disponibili. Puntare tutto sul green deal potrebbe voler dire trascurare o ridurre la messa in sicurezza degli immobili. Si chiede quindi una cabina di regia e di coordinamento, innanzi tutto tra le due commissioni europee, ambiente e disagio abitativo. E’ necessaria una analisi delle priorità a livello dei singoli stati, la individuazione di risorse e tempi di intervento nel quadro di un coordinamento della varie priorità. I tempi assegnati per le case green sono impossibili da rispettare in un quadro economico compatibile e socialmente tollerabile.
Il piano finanziario non può che esser un nuovo PNRR che si finanzi mediante strumenti di debito comune, ma anche con l’intervento partecipativo significativo di risorse private con agevolazioni non tanto fiscali, ma a sostegno dei mutui di lungo periodo.
Per l’Italia poi si pone il problema della riforma del condominio, senza la modifica sostanziale dell’istituto si lascia fuori il 70% del patrimonio immobiliare. Subito quindi occorre costituire un tavolo parlamentare di studio e di preparazione ad una riforma che modifichi le maggioranze assembleari, l’obbligatorietà del fondo per spese straordinarie, la solidarietà per le obbligazioni, la formazione degli amministratori.
Il tempo stringe e non possiamo permetterci di sprecare risorse umane ed economiche inseguendo progetti faraonici in odo tra l’altro scoordinato.
Va superata la posizione ideologica iper ecologista: muoia l’uomo e si salvi il pianeta. Ma va superata anche quella negazionista che rinuncia ad assumersi le responsabilità verso le future generazioni.
Vincenzo Vecchio Presidente nazionale Appc