ITINERARIO 7
VILLA TARANTO/ INTRA/ CASTELLI DI CANNERO
VILLA TARANTO
La notorietà di cui gode in tutto il mondo non dispensa infatti i più frettolosi dal trascorrervi un paio d’ore.
L’aspetto odierno del giardino di Villa Taranto non è un frutto spontaneo, ma il risultato, plasmato nel tempo di una laboriosa elaborazione intrapresa dal Capitano Mc Eacharn nel 1931.
Entrare nei giardini di Villa Taranto è come compiere un viaggio attraverso paesi lontani.
Visitando i Giardini, ognuno ritroverà intimi scenari e figurazioni di fantasia celate in trasparenze d’acqua, o nelle distese dei misteriosi fiori, sacri alla mitologia egizia. Dalla romantica Valletta alla distesa delle Eriche, dalle serre con la “Victoria cruziana” ai viali di Azalee, Aceri, Rododendri e Camelie, dai giardini delle Dalie, con oltre 300 varietà, ai mille colori delle fioriture autunnali, sullo sfondo dei Giardini all’Italiana, o nel dorato velario autunnale, VILLA TARANTO ci regala altrettante indimenticabili immagini della sua sempre rinnovata bellezza.
INTRA
La cittadina di Intra, che insieme a Pallanza, Suna e altre più piccole frazioni, costituisce il Comune di Verbania, divenuto capoluogo di provincia nel 1992, si affaccia sulle acque del Golfo Borromeo.
Vivace centro turistico, dotato di strutture ricettive e servizi, Intra (intra flumina) deve il suo nome alla sua stretta collocazione tra i due torrenti San Bernardino e San Giovanni. Borgo di origine medievale, Intra conserva ancora oggi alcune tracce delle proprie origini lungo le sue principali vie come San Vittore, che che dal lungolago porta alla omonima chiesa (con dipinti del XV e XVI secolo), via San Fabiano che conduce a Piazza Castello o Vicolo del Freschetto che porta alla bella Piazza San Rocco.
Oggi Intra offre ai turisti un affascinante centro storico con palazzi dagli evidenti segni barocchi e neoclassici lasciati da un’antica ed evoluta borghesia: Palazzo Peretti lungo via De Bonis, il più sontuoso, con le finestre decorate da cornici in pietra e stucco, i portali di granito lavorato, i balconcini in pietra e le ringhiere di ferro battuto; la caratteristica piazza Ranzoni, cuore commerciale e centro vitale della città, in cui spicca l’ottocentesco Palazzo delle Beccherie; Palazzo del Pretorio, originario del XIV secolo, sede del municipio intrese fino al 1939 e ornato da una grande meridiana dipinta sulla facciata nel 1868.
Passeggiando per Intra, poi, è davvero piacevole fermarsi in un elegante caffè, curiosare tra le innumerevoli vetrine che fiancheggiano le vie del centro o rilassarsi sul lungolago. Proprio qui si possono ammirare: il vecchio Porto, caratterizzato al suo ingresso da una imponente colonna in granito di Montorfano, il vecchio Imbarcadero, suggestiva costruzione di fine Ottocento, Palazzo Flaim, ex casa del Fascio poi dedicata alla memoria del comandante partigiano, e il nuovo porto, punto di partenza per alla volta delle destinazioni italiane o svizzere del Lago Maggiore.
CASTELLI DI CANNERO
I Castelli di Cannero Riviera, denominati della “Malpaga”, emergono dall’acqua non lontano dalla riva, a un paio di km dal centro abitato. Sorgono su due isolotti, fortificati nel corso del Medioevo, utilizzati dai briganti per compiere malefatte e controllare i commerci con la vicina Svizzera. La purezza delle acque circostanti ha meritato la Bandiera Blu.
STORIA DEI CASTELLI DI CANNERO
La storia è quella dei “fratelli della Malpaga”, i cinque fratelli Mazzarditi che, tra il 1403 e il 1404, si impadronirono del borgo di Cannobio e taglieggiarono le popolazioni rivierasche con gesta brigantesche. Essi imposero alla popolazione locale la costruzione di una rocca, poi chiamata “castello della Malpaga”, per avere un luogo sicuro e fortificato da cui partire in spedizioni di rapina. Per porre fine alle scorrerie e alle violenze, nel 1414 il duca Filippo Maria Visconti cinse d’assedio la rocca, costringendo i banditi ad arrendersi per fame.
Il Castello venne quindi raso al suolo. Al suo posto i Borromeo, signori del lago, costruirono tra il 1519 e il 1521 la “Vitaliana”, una rocca a difesa dell’alto Lago Maggiore dalle incursioni svizzere, cosi chiamata in memoria di Vitaliano Borromeo. Nel Settecento i castelli furono abbandonati e caddero lentamente in rovina. La moderna statua della Madonna sull’isolotto più piccolo è di Giannino Castiglioni (1884 – 1971).
Si possono visitare da Pasqua a fine settembre.
L’interno dei castelli non è però visitabile.
ITINERARIO 8
ORTA/ ISOLA SAN GIULIO / SACRO MONTE DI ORTA / MADONNA DEL SASSO / PELLA
Orta San Giulio
L’antico borgo di Orta San Giulio sorge all’estremità di un promontorio che da oriente si protende verso le acque del Lago d’Orta: un punto strategico ed oggi uno dei palcoscenici ideali da cui ammirare il piccolo specchio d’acqua. A poche centinaia di metri da Piazza Motta, cuore del borgo, proprio sulla punta del promontorio, si scorge l’Isola di San Giulio poco distante.
PIAZZA MOTTA
La piazza, oggi dedicata a Mario Motta, partigiano del Cusio, è il salotto di Orta, cuore della vita cittadina: qui, sin dal 1228, al mercoledì, si svolge il mercato. Qui vengono proposti concerti e altre manifestazioni ed eventi culturali.
Escludendo quello che si affaccia sul lago, i 3 lati rimanenti sono chiusi da vecchi palazzotti, da portici e da ippocastani. Sul lato settentrionale, ma distaccato dai palazzi, si erge il Palazzo della Comunità, o Broletto: risale al 1582 e come tanti altri palazzi comunali del tardo rinascimento si presenta con il piano terreno totalmente porticato. Al primo piano, con accesso da una scalinata esterna, un unico salone dove si riuniva il Consiglio della Comunità della Riviera, antico sogno di indipendenza del Cusio per concessione dei vescovi novaresi.
Guardando verso il lago, ecco l’Isola di San Giulio con il Palazzo dei Vescovi ed il campanile della Basilica di San Giulio che emerge tra acqua e cielo; sull’altra riva, le case di Pella.
IL BORGO
Dalla piazza si diramano una serie di viuzze caratteristiche, strette e tortuose, chiuse al traffico e ricche di palazzi signorili in stili diversi, ma anche di negozi e locali: il visitatore può andare alla ricerca di oggetti in ferro battuto e pranzare nelle taverne dove assaporare la tipica cucina a base di risotto e vino.
Dalla Salita alla Motta, la via che sale verso il SACRO MONTE DI ORTA, si raggiunge dapprima la Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, della quale segnaliamo il protiro seicentesco, il portale in serpentino d’Oira, risalente al 1485, e, all’interno, opera di Giulio Cesare Procaccini, San Carlo Borromeo il processione a Milano.
Proseguendo la salita si raggiunge, in meno di un quarto d’ora, il Sacro Monte di Orta, uno dei luoghi “più suggestivi del mondo” secondo Nietzsche. Fu progettato nel 1591 e dedicato a San Francesco d’Assisi: la Riserva Naturale Speciale che lo ospita include boschi di faggi, tigli e pini. Alla sommità, a ca. 400 metri di altitudine, dopo un percorso di 20 cappelle che raccolgono ben 376 statue in cotto che illustrano la vita del santo, si trova la Chiesa di S. Nicolao. Il complesso include affreschi di Morazzone, Della Rovere, Nuvolone, Legnanino, Cantalupi.
ISOLA DI SAN GIULIO
La piccola Isola di San Giulio, raggiungibile in battello o in motoscafo, è dominata dalla basilica romanica, dal palazzo vescovile e dall’abbazia benedettina.
La leggenda narra che quest’isola, distante non più di 400 metri dalla riva di Orta, un tempo era uno scoglio abitato da serpi e terribili mostri, fino a quando nel 390 vi approdò San Giulio: attraversando le acque del lago sopra il suo mantello e guidato nella tempesta dal suo bastone, il Santo fondò una chiesa, nella quale scelse poi di essere sepolto, e trasformò l’isola nel centro di evangelizzazione di tutta la regione.
Il turista viene accolto sull’isola da una breve scalinata che conduce alla suggestiva basilica romanica, la principale attrattiva del posto. La visita prosegue attraverso una stradina che percorre l’intera isola; si tratta della “via del silenzio e della meditazione“, suggestivo connubio tra spiritualità e architettura. Camminando per i vicoli di San Giulio si raggiunge l’ottocentesco Palazzo dei Vescovi e l’Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae: in questo affascinante convento di clausura femminile le monache, che risiedono stabilmente sull’isola, trascorrono le loro giornate dedicandosi alla preghiera, allo studio, al restauro di antichi e preziosi paramenti sacri, alla confezione delle ostie e alla preparazione del celebre “pane di San Giulio”. Gli altri edifici dell’isola, ora residenze private, costituivano un tempo le abitazioni dei canonici: tra le più antiche si segnala la Villa Tallone, dove ogni anno si svolgono prestigiosi concerti di musica classica.
Un grazioso ristorante con terrazza sul lago e un negozietto di souvenir completano il quadro delle strutture a disposizione dei turisti.
Il SANTUARIO DELLA MADONNA DEL SASSO si trova nel territorio del borgo di Boleto, oggi parte del comune che ha preso il nome proprio dal santuario. E’ situato su uno sperone roccioso di granito a strapiombo sul lago d’Orta: dal piazzale sottostante la chiesa si gode di un panorama talmente emozionante che il luogo è detto “il balcone del Cusio” . La chiesa venne ultimata nel 1748 e il campanile nel 1760. Al 1771 risale la consacrazione del santuario.
La leggenda e la costruzione del Santuario
Al posto del Santuario di Madonna del Sasso vi era in origine solamente una croce: questa fu posta dopo la morte di una donna di Pella, nel XVI secolo.
Narra la tradizionale leggenda che il geloso marito, di ritorno da una guerra, sospettando di essere stato tradito in base alle dicerie del paese, durante un violento litigio la spinse verso il dirupo, per ucciderla.
Poi, pentitosi, tornò sui suoi passi, e trovandola ancora viva, appesa ad un ramo, si sporse in suo soccorso, le tese la mano per salvarla ma lei non si fidò e si lasciò cadere nel vuoto. Una storia di immenso dolore: qui dapprima sorse la croce, il simbolo del dolore, poi una cappelletta fu dedicata a Maria Addolorata. In seguito venne costruita una chiesa e sui resti di essa il Santuario.
La struttura e gli affreschi del santuario
Il Santuario della Madonna del Sasso fu costruito in stile barocco, con una pianta a croce greca e presenta una sola navata. A sinistra dell’altare si trova un’urna contenente le ossa e il sangue di San Donato. Al di sopra di essa si può ammirare una tela di Lorenzo Peracino che rappresenta la morte di San Giuseppe.